Quando è il Momento Giusto per Mettersi in Gioco? 

Quante volte ci chiediamo se valga davvero la pena esporsi? L’idea di prendere parola in un meeting o di alzare la mano in una plenaria ci spaventa: sarà saggio farlo o sarà meglio evitare? C’è quella famosa battuta che recita: “Meglio stare in silenzio e rischiare di sembrare stupidi, piuttosto che aprire bocca e togliere ogni dubbio”. Ma forse la domanda da porsi è un’altra: quante occasioni perdiamo per metterci in luce?

Il sottile limite tra umiltà e autosabotaggio

La paura di fare una brutta figura ci frena spesso e volentieri. A volte, il timore di dire la cosa sbagliata non ci fa solo perdere visibilità, ma anche l’opportunità di essere davvero d’aiuto. Magari ci sentiamo preparati, riceviamo anche il riconoscimento dei colleghi, ma alla fine è il più sfrontato a fare carriera. Ci domandiamo dove sia finita la meritocrazia, pensando che essere bravi basti per farsi notare. La verità è che non basta: bisogna anche voler essere visti.

Standing: la capacità di “stare in piedi”

Una persona mi ha chiesto recentemente: “Rosario, come faccio a migliorare il mio standing?” Ebbene, la risposta si trova proprio nella domanda. Spesso percepiamo parole come “standing” o “leadership” come concetti astratti, un’aura che scende dall’alto, come se fosse un dono divino. In realtà, standing significa semplicemente “stare in piedi”, alzarsi. Si tratta di farsi vedere, di esporsi mentre altri scelgono di rimanere in disparte.

Nei miei workshop ho osservato spesso come anche le persone più riservate emergano quando il processo glielo permette. Attraverso esercizi strutturati che prevedono un tempo dedicato a ciascuno, idee e personalità nascoste si rivelano. Proprio i più timidi si ritrovano, quasi per caso, a prendere la parola e a farsi notare. Questo processo non solo li porta sotto la luce dei riflettori, ma aiuta anche il gruppo a capire l’importanza di dare spazio agli altri e di ritagliarsi uno spazio per sé stessi.

Un consiglio per chi gestisce un team

Se gestisci un team, non è scontato che tu conosca bene tutti i membri con cui lavori. Un buon consiglio è quello di fare attenzione, durante gli incontri, a coinvolgere ogni persona, regolando anche chi tende a monopolizzare la conversazione. Una domanda stimolante e ben pensata può aprire a contributi inaspettati da parte di ciascuno. In questo modo, tutti avranno la possibilità di partecipare e mettersi in luce, favorendo al contempo una collaborazione più efficace e un team più unito.

Un esercizio di “stand-up”

Provate, nei prossimi giorni, a fare un po’ di “stand-up”. In un meeting, se solitamente rimani in silenzio, prova a intervenire per primo. In un evento, invece, prova a fare una domanda. Osserva le reazioni e prenditi un momento per riflettere su come ti sei sentito a fare questo passo. È uno sforzo, certo, ma ti permette di sperimentare quanto sia importante mettersi in gioco: sì, rischiando anche di “perdere”, ma con la possibilità di “vincere” e lasciare un segno.

Approfondimento

Se vuoi approfondire ti suggerisco questo video TED talk sul potere della vulnerabilità.

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